martedì 30 luglio 2013

...continua...

La fuga fu terribile, un incubo di paura, fango, urla, sangue e follia.
Le poche sopravvissute passarono nove giorni nella foresta senza cibo, senza sapere cosa ne era stato dei loro cari, potendo solo immaginare quel che sarebbe potuta essere la loro sorte... perdettero la speranza, chi subito, chi poco a poco, chi nel cuore ancor prima che nella mente e le ferite, gli animali selvatici o la debolezza decimarono il gruppo fino a che non rimasero in due: Lexine e la sua più cara amica, Grania.

Lexine e Grania erano cresciute insieme, figlie di amiche che si amavano come sorelle, sorelle di elezione a loro volta: la prima dalla chioma fulva e dal carattere solare, la seconda dalla chioma bionda e dal carattere più schivo, due opposti in tutto e per tutto ma unite come gemelle.

In quei giorni l'animo di Grania aveva vacillato più volte, lacrime amare seccavano la sua pelle, la paura la faceva fremere ad ogni rumore ed ogni avversità era un ulteriore colpo alla suo già fragilissimo equilibrio. Grania era ombrosa, più incline alla cupezza e al pianto che al sorriso ma aveva un animo gentile e generoso, una volta gratta via la superficie di freddezza e, dopo sua madre, era la persona che Lexine più amava al mondo ed il sentimento era ampiamente ricambiato.
Quello che c'era fra le due giovani da tempo aveva varcato la soglia dell'amore fraterno e dell'amicizia e quel che le legava era amore vero e puro anche se nessuna delle due, allora, se ne sarebbe mai resa conto eppure quelle notti di fuga, le videro vicine come non mai, nello spirito e nel corpo, un conforto trasformato in sospiri e sussulti, carezze innocenti spinte sino a diventare reciproco piacere.
Non c'era il tempo, però, per soffermarsi a pensare a quel che stava succedendo nella loro sfera più intima perchè gli echi dei soldati si espandevano per tutta la foresta spingendo le due amiche ad una fuga disperata che, dopo nove giorni, ebbe fine.

Giacevano nude ed abbracciate sotto una quercia, il cuore ancora in corsa ed il rossore dei volti reso d'argento dalla luce di una luna piena che sembrava enorme, perse l'una nello sguardo dell'altra a cercare in esso una speranza per il futuro quando tutto accadde.
Furono i rumori a metterle in allarme, suoni di lotta, di carni squarciate, urla soffocate e tonfi inquietanti che si avvicinavano rapidamente.
Non fu facile soffocare le grida che cercavano di squarciare le loro gole, nè lo fu tentare di raggiunge i rami più alti della quercia: Lexine andò per prima, più robusta ed atletica di Grania voleva tirarla su ma, raggiunto un ramo robusto e afferrata la mano dell'amica, se la sentì strappare via dalle mani mentre quel che la luna rivelava era peggio dei romani.
Quel che Lexine vide furono sangue e zanne e il volto disperato della sua amica che veniva trascinata via. Non ci fu il tempo di pensare, solo quello di agire, di correre dietro al mostro, di urlare ed imprecare prima che braccia di marmo la imprigionassero e poi furono buio e silenzio...

lunedì 1 luglio 2013

C'era una volta...

... una ragazza di nome Lexine nata e vissuta in un piccolo villaggio della Britannia vicino a quella che, un giorno, sarebbe diventata Londinium.
Correva l'anno 25 (d.C.) quando venne alla luce una bella bambina dalla folta chioma ramata e dagli occhi verdi come i prati della verde Britannia baciati da sole.
Era una figlia dell'antica festa Celtica di Beltane, nata dalla notte dei falò da una sacerdotessa della Dea e, come spesso accadeva nella notte di Beltain, non vi era certezza di chi potesse essere il padre, l'unica cosa certa era che si trattava di un druido perchè sua madre aveva giaciuto solo con loro e, se state pensando chela madre di Lexine fosse un po' zoccola, sappiate che era usanza antica festeggiare Beltane accoppiandosi selvaggiamente tutta la notte per onorare l'unione del Dio e della Dea (vi erudirò in un secondo momento sulla cultura pagana).
Lexine era sacra, poichè concepita nella notte di beltane, e consacrata, già dalla nascita, al servizio della dea; non pensiate, però, che fosse un imposizione crudele, anzi! Le sacerdotesse erano donne istruite, rispettate, venerate e messe a parte dei misteri della magia che, per quanto ora ci faccia ridere, ai tempi esisteva, permeava il mondo e c'era chi la sapeva usare; vivevano insieme in costruzioni belle e comode e non erano, ovviamente, obbligate alla castità, anzi, in quanto sacerdotesse della Dea celebrare la vita e i suoi cicli era loro preciso compito.
Lexine, va ammesso, era molto felice del suo destino ed era anche molto portata per gli studi, soprattutto quelli relativi agli impieghi delle erbe e alla ricerca di visioni nei bacili di acqua sacra. e per diciotto anni crebbe e prosperò sino ad essere consacrata sacerdotessa.

Vennero, però, i romani e correva l'anno 43 e, a chi un po' di storia l'ha studiata, sarà nota la violenza della loro invasione: i villaggi venivano distrutti, le donne stuprate e nemmeno alle sacerdotesse venne risparmiata questa sorte.

Passò un anno prima che anche la dimora di Lexine venisse presa di mira.
Allora, dovete capirlo, non c'erano la tv, internet o la radio e le notizie viaggiavano molto lentamente così, quando i romani arrivarono, druidi e sacerdotesse vennero colti alla sprovvista e prima che potessero reagire molti druidi vennero trucidati senza pietà e molte sacerdotesse stuprate o lasciate morire.
Lexine, però, non fu fra queste perchè lei lottò, richiamò la sua magia scagliandola contro gli invasori e, con alcune sorelle, riuscì a fuggire, perdendo però la madre, gettatasi, davanti ai suoi occhi, sulla spada di un soldato pur di non essere violata...



Volete sapere come continua?